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   Il magico cut-up di Burroughs che ispirò Bowie 

di Alessandra Petrucci

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, la tecnica letteraria stilistica di William S. Burroughs (Saint Louis 1917-Lawrence 1997) condizionò un’intera generazione che proprio in quegli anni entrava in rotta di collisione con il sistema sociale. Una figura alquanto controversa ma geniale, un uomo ai margini della civiltà. A Tangeri, dove visse per un periodo di tempo, fu soprannominato el hombre invisible, una figura leggendaria, ma al contempo, assente. Nel 1968, i Beatles sancirono la sua celebrità in contumacia inserendo la sua effige nella copertina dell’ album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Negli anni Ottanta i Duran Duran omaggiarono questo artista con il famoso brano Wild Boys, ispirato al suo romanzo.

Ma la lista dei suoi discepoli è molto lunga: Patty Smith, Frank Zappa, Sonic Youth, Deaborah Harry, Bob Dylan e altri. Burroughs cercò di creare nuove connessioni visive e determinare nuovi significati, svelò i meccanismi del piacere negli occhi di chi leggeva la sua poesia, che nascondeva una realtà sotterranea, fatta di connessioni molto profonde, scritta per il suo primissimo pubblico, i giovani della Beat Generation.
Attraverso la sua scrittura, questo artista sperimentò ogni possibile deragliamento dei sensi, convinto di poter sfuggire al controllo dello Stato, della religione, del sesso e della droga, solo immergendovisi fino in fondo, sacrificando e dando in pegno la sua vita, per ottenerne indietro altre 1000 in più. Dalla sua mente geniale venne fuori la tecnica di scrittura creativa che irruppe sulla scena con il nome di cut-up. Una procedura già sperimentata precedentemente dal poeta dadaista Tristan Tzara. Il cut-up è una tecnica che consiste nel ritagliare parole di un testo già esistente, per generare un nuovo significato, mischiando le varie parole in un ordine diverso.


Nel 1972, David Bowie, cantautore, attore e pittore britannico “venuto dallo spazio”, si ispirò al romanzo di Burroughs Ragazzi selvaggi per la creazione dei costumi del suo messia venuto da Marte, al secolo Ziggy Stardust, suo alter ego. Il produttore Ken Scott, ha scritto di lui: “Ha sempre descritto come avrebbe preso istanti e pezzi in ogni dove e come, mettendoli insieme, sarebbe apparso lui.” Durante gli anni Settanta infatti, Bowie prese un paio di forbici e cominciò a ritagliare le parole dei testi delle sue canzoni, probabilmente ponendo a se stesso una sola domanda: “Sei pronto a mischiare parole e a intraprendere un viaggio diverso, a entrare in un’altra dimensione, a scoprire una parte di te che prima era preclusa entrandoci dentro come Alice nella tana del Coniglio Bianco?” Senza dubbio questa è la stessa interrogazione che abbiamo fatto a noi stessi nel momento in cui ci siamo appassionati al Metodo di Tina Festa.

Con il Caviardage, abbiamo intrapreso un percorso paragonabile ad un viaggio che ci ha portato a spingere oltre il nostro sguardo, oltre il nostro dolore, il nostro piacere e a scoprire nelle parole illuminate, somiglianze e analogie con la nostra anima, che poi pian piano abbiamo inserito in una piccola opera d’arte, il più delle volte accompagnata da semplici cancellature, da un disegno o da un collage. Ciò che viene fuori è una poesia frutto di un processo, ogni volta in un contesto diverso, che va ad esplorare territori nuovi della “bellezza del sentirsi vivi”. Quello che percepiamo nel qui ed ora, ci conduce verso luoghi sconosciuti e, prima vi è una sorta di smarrimento, poi un riconoscimento di noi stessi in qualcosa di nuovo che ci emoziona perché invisibile agli occhi fino a quell’istante. Il dislocare parole in posti diversi con la tecnica del cut-up, ci fa perdere il senso dell’orientamento, ed è come ritrovarsi su una barca alle prese con un mare in tempesta e un cielo nero, dove si nasconde a noi la Stella Polare, antica bussola celeste dei marinai e noi, pescatori di parole nel buio, ci chiediamo: “Dove possiamo ritrovare quelle parole?” Ma non appena le ripeschiamo ci rendiamo conto che la prima parola dà respiro alla seconda e così via.

Creiamo così, piccoli componimenti poetici inaspettati, dove risuonano i battiti del nostro cuore. E come quando spegniamo la luce e poi la riaccendiamo, ci ritroviamo in un campo come un contadino magico, che con orgoglio ed emozione osserva spuntare dalla terra il piccolo germoglio del seme che ha piantato qualche giorno prima. Dalla semplicità arriva il prodigio. E come nella vita si rimettono insieme figure ritagliate anni prima, per ridare vita e senso a cose perdute, nel cut-up usato nel Metodo, si rimettono insieme parole ritagliate dalle pagine di libri da macero o parole scritte su un foglio bianco ascoltando il nostro flusso di coscienza, che in un secondo tempo vengono incollate su un foglio bianco, nero o colorato, con la consapevolezza di stravolgere il testo originale per dare nuova libertà a quelle parole. In quel momento, i nostri occhi guardano in faccia l’attimo, se lo godono fino in fondo fermando il pensiero fugace, pur mantenendo un misterioso, piccolo, grande senso segreto.

Lo scrittore della rivista letteraria on-line The Rumpus Rick Moody, ha studiato il processo di creazione dei testi di Bowie, dietro il quale c’è indubbiamente il cut-up. In un video degli anni ’70, il cantante stesso spiega in che modo ha usato questa tecnica e dice: “Ho usato il cut-up con un solo scopo: accendere qualsiasi cosa ci sia nella mia immaginazione e questo processo risulta essere molto costruttivo perché dà la possibilità di guardarsi dentro. L’ho sperimentato ritagliando le pagine dei miei diari e molto altro materiale, e ho scoperto cose meravigliose su di me, su dove stavo andando, su cosa avrei fatto in futuro”.
Dunque questa metodologia ci permette di far luce sia sul nostro trascorso che sul nostro avvenire.
Bowie nell’intervista descrive questo metodo come “a Western Tarot”, ovvero come se avessimo in mano delle carte con un potere spirituale, tipico dei tarocchi del selvaggio West, caratterizzati da una valenza mistica e meditativa, proprio come le carte ideate da Tina Festa che, alla fine del percorso di apprendimento di Primo Livello, regalano sorprendenti meraviglie che ci emozionano nel profondo.
David Bowie usava quindi il cut-up per scrivere i testi delle sue canzoni e si rese conto con il passar del tempo, che più il suo stile musicale subiva trasformazioni, più tendeva ad usare questa tecnica così feconda. Si serviva addirittura di un programma informatico ideato per lui da un suo amico con lo scopo di “mangiare parole” e restituirle indietro con un ordine diverso, dando origine a significati diversi. Faceva esperimenti anche con articoli di giornale, testi delle sue poesie e con le pagine di libri di autori diversi. Immagazzinava tutte queste parole nel suo PC, come fosse un magazzino, un contenitore di informazioni, poi schiacciava un tasto e “randomizzava” il tutto. Durante questo processo di “randomizzazione”, il Duca Bianco si rese conto che l’accoppiamento di 3 o 4 idee dissociate tra loro, creava relazioni scomode, problematiche e che proprio questi strani abbinamenti, davano vita a nuove, stupefacenti idee. Ora sappiamo finalmente il perché le canzoni di David Bowie si distinguono dalle altre. I suoi testi ripropongono parole identiche, con significati totalmente diversi, a volte incomprensibili.
Sedici anni dopo la prima intervista, Moody ricevette da Bowie una fenomenale, sbalorditiva e provocante sequenza di 42 parole apparentemente dissociate tra loro in una lunga e-mail, in risposta a quella che lo scrittore gli aveva inviato poco tempo prima, spinto dalla curiosità di arrivare a scoprire il significato nascosto dietro al testo del brano The Next Day.

La mail era la seguente, senza alcun commento da parte dell’artista:
Effigies
Indulgences
AnarchistViolence
Chthonic
Intimidation
Vampyric
Pantheon
Succubus
Hostage
Transference
Identity
Mauer
Interface
Flitting
Isolation
Revenge
Osmosis
Crusade
Tyrant
Domination
Indifference
Miasma
Pressgang
Displaced
Flight
Resettlement
Funereal
Glide
Trace
Balkan
Burial
Reverse
Manipulate
Origin
Text
Traitor
Urban
Comeuppance
Tragic
Nerve
Mystification

Moody gli rispose semplicemente così: “Chthonic è una parola fantastica e tutta l’arte ctonia’è un’arte eccellente.”
Quando Bowie parla di “ctonio” è ovvio però che non si riferisce solo al “sotterraneo”, perché nell’album, il tema della morte ricorre in quasi tutti i brani. Tema che sarà presente sempre più spesso nel suo successivo e ultimo album. Infatti, il testo di The Next Day, è stato scritto dopo un intervento chirurgico al cuore, che lo costrinse a rinunciare ai suoi spettacoli dal vivo per sempre. In analogia al significato nascosto del termine “ctonio”, Moody notò che ciò avveniva anche per la parola “isolation”, che letteralmente vuol dire “isolamento”, ma che somigliava molto alla parola Isolar, il nome della società artistica di questo straordinario cantautore.
Lo scrittore analizzò e indagò su tutte e su ciascuna di quelle parole incolonnate sulla lista inviata da Bowie, cercando e trovando significati occulti che, nonostante il loro peso nella creazione dell’album, costituivano un maggior arricchimento anche nell’esperienza d’ascolto.
Questo concetto è mutuabile nel Caviardage, in quanto l’immagine visiva che accompagna la poesia, arricchisce il significato della poesia stessa.

Concludendo possiamo dire che David Bowie, utilizzando questa tecnica del cut-up, ha assicurato l’impossibilità per le generazioni future di interpretare in modo autentico e originale le sue canzoni.

Articolo a cura di Alessandra Petrucci

 

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Il primo che sperimentò questo genere di tecnica scrittoria fu il poeta dadaista Tristan Tzara. La sua intuizione fu quella di far vivere le parole in maniera autonoma dalle scelte fatte dall’autore, sino a farle intrecciare in nuove linee semantiche che, una volta sul foglio, avrebbero acquisito il sapore primordiale dell’entropia. Gli esperimenti ebbero inizio da un fatto a dire il vero banale: ad un raduno di artisti dadaisti, Tzara si presentò con un cappello ricolmo di parole, scritte su foglietti rimestati a caso, e chiese di estrarne alcune per comporre, lì sul momento, un poema.

 

Credits immagini:

http://www.faena.com/aleph/articles/tags/david-bowie/
https://allsongs.tv/gallery/gossip/mostra-david-bowie-londra/david-bowie-tecnica-cut-up/
https://www.saatchiart.com/art/New-Media-Cut-up-portrait-of-David-Bowie-in-Thin-White-
Duke/33941/1630438/view
https://abcnews.go.com/Entertainment/musician-david-bowie-died-aged-69/story?id=36208927
https://www.parareligion.ch/bowie.htm
https://fridaynightboys300.blogspot.com/2013/03/david-bowie-and-william-burroughs.html
https://www.etsy.com/c/art-and-collectibles/prints/music-and-movie-posters

Approfondimenti:
http://www.faena.com/aleph/articles/cut-up-the-creative-technique-used-by-burroughs-dylan-bowie-and-cobain/