IL METODO CAVIARDAGE DI TINA FESTA® Matera - Italy info@caviardage.it

Si è da poco concluso il residenziale organizzato dal CIAPE – Centro italiano per l’apprendimento permanente – dedicato alla Pedagogia del Bello, tenutosi a Spoleto dal 25 al 26 marzo 2024.

Un’esperienza molto coinvolgente in cui tutto è stato pensato in funzione dello stare insieme, del conoscerci tra noi, dello scambiarci esperienze e contatti, in una parola del “fare rete”. Questo ha permesso di incontrarci davvero. 

Tornare a parlarci, guardandoci negli occhi, scambiandoci suggerimenti e buone pratiche, ma anche esperienze intime e personali, condividendo, bellezza, ha smosso qualcosa dentro tutto noi.

L’intervento di apertura dei lavori “La bellezza è una domanda” del prof Ugo Morelli è stato da stimolo alle due intense giornate di lavoro.

Ha parlato di “estetica della relazione”, di “cognizione” che viene dopo la “sintonia”, di “cervello neuroplastico cablato per apprendere”, sollecitando a trovare buone domande per moltiplicare i nostri punti di vista e invitando ad aprirsi al desiderio e a farsi sorprendere nel rapporto con l’altro.

Nelle sue parole abbiamo ritrovato molte connessioni con il Metodo Caviardage, a partire dall’idea che l’apprendimento è una danza che crea, che il corpo – in cui tutto risuona – viene prima del cognitivo e che nel rapporto con l’altro occorre eliminare interpretazione e giudizio e lasciare spazio alla curiosità. 

Nell’intervento di apertura del secondo giorno “Dal buio, la parola”, Osvaldo Capraro ha introdotto al Metodo Caviardage, evidenziando come già nel libro della Genesi sia presente l’archetipo della parola che ha il potere di separare la luce dalle tenebre e di mettere ordine. Partendo dalla condivisione di  una sua esperienza di “abisso”, ha raccontato di come le parole abbiano dato nome e forma a quel che stava vivendo e, illuminandosi, abbiano illuminato l’apertura del pozzo profondo nel quale si era ritrovato, aiutandolo a venirne fuori. Tutti possono sprofondare nell’abisso, ha concluso, ma “le parole hanno il potere di illuminare il buio” e tutti hanno la possibilità di attingere dal profondo le parole che restituiscono vita. 

Successivamente abbiamo coinvolto tutti i partecipanti in un’esperienza pratica di caviardage che ha fatto toccare con mano come le parole abbiano una risonanza che non è solo cognitiva, ma anche emozionale e relazionale.

L’esperienza ha suscitato meraviglia e curiosità tra i partecipanti. Numerose le domande volte a interrogare i meccanismi del processo.

A casa ci portiamo la consapevolezza che la bellezza è, sì, una domanda ma ma anche una necessità e che il caviardage aiuta a trovare e tirar fuori il bello nascosto in ciascuno e ciascuna. Ma perché sia un’esperienza di continua rigenerazione occorrono applicazione, ascolto, capacità empatica, preparazione, studio, confronto, apertura, curiosità. Niente ricette generiche, dunque.

Ringraziamo il Ciape per averci offerto l’opportunità di far conoscere il caviardage a un pubblico attento e preparato e per aver intuito che portare alla luce ciò che abbiamo dentro nel qui e ora rientra a pieno titolo in una pedagogia del bello.

Articolo scritto da Mella Sciancalepore e Osvaldo Capraro Formatori Certificati Metodo Caviardage di Tina Festa®